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Appendix to Introduction

Pages dclxvii-dclxxii

Letters and Papers, Foreign and Domestic, Henry VIII, Volume 4, 1524-1530. Originally published by Her Majesty's Stationery Office, London, 1875.

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Appendix to Introduction

THE following two letters in cipher were discovered by Mr. Stevenson, in the Vatican Archives. A small portion of a printed letter suggested the key, but not completely. After the whole had been carefully deciphered by Mr. Gairdner, it still remained unintelligible in consequence of the introduction of words which had apparently no meaning. It then occurred to us that these words themselves must be symbols of other words; and after considerable trouble, and testing their use in various places, we were enabled to determine their meaning, of which the reader can judge from the letters themselves. Two or three passages still defy satisfactory interpretation, and must be left to the ingenuity of the reader.
CAMPEGGIO to SALVIATI. (fn. 1)
A.D. 1529.
9 Jan.
Mag. et Ill. D., &c. Il primo di del anno hebbi le lettere di V. S. di xiiij di Novembre, et del non haver lei havuto mie lettere sino a quel giorno non mi maraviglio, ricordandomi che quel primo spaccio fu sostenuto qui et ritardato assai, ma spero che per quelle mie prime et per piu altre scripte di poi et duplicate, N.S. et V.S. seranno state pienamente advisate di tutti li successi di qui, et le ultime furono di xx del passato, le quali per Taddeo Cavallaro si mandorono, onde al presente poco altre haveno che dirli, ne altro è successo qui degno dadviso.
Questo Re persevera pir (fn. 2) (?) mai nel suo desiderio di volere questa per moglie et la chavezza (fn. 3) et honora palam et publice come molie. Non credo per ho[c] che sia processo ad altra conjunctione, ma che aspetta la risposta et risolutione di quesi (sua Santita), dal quale omnino spera havere qualche rimedio onde egli possa satisfare al suo desiderio. Io in ogni proposito el (ct ?) ragionamento con so (il Re) et con il Cardinale sempre mi son sforzato (fn. 4) di fare la cosa difficile et impossibile, ma so (il Re) non da orecchie a questa pa[r]te; et li pare che per li meriti suoi et per la instantia chella ne fa si omnino non li debbia mancare. Al Cardinale in fatto dispiace la cosa [per qua nato ja] (fn. 5) per quanto io comprendo, ma re (questo) sia certa chegli non ardirebbe di mostrarsi, ne ci puo provedere; anzi e sforzato a dissimulare et mostrarsi fervente in procurare il desiderio del Re. Io con su (fn. 6) parlo liberamente per sapere di a lanimo suo, come io scrissi, et ella finalmente si stringe, ne sa che dire senon che egli non cie altro (fn. 7) rimedio che li fa disfare aliquo modo al Re, et valcat quantum valere potest; chel tempo poi porlera (fn. 8) qualche rimedia. Piu volte neli ragionamenti li ho detto che io non veggio come quasi possi satisfarli si attenta la grandezza (fn. 9) di Cesare, la quale non patisce che in cose a lui tanto pertinente, et dove tanto si tratta del honor, so (il Re) gli si faccia torto alcuno; si etiam che essendo cosa di matrimonio, il quale in ecclesia Dei tam firmiter et inconcusse e stato servato illeso anchora chel fusse di persona minima, contra justitia non si desse, ne po fare cosa alcuna. Alla prima parte replica che Cesare in fatto non curara tanto questa cosa, et che quando ella sara fatta ci saranno poi mille rimedia da restare con lui in bona intelligentia; all' altra parte dice che essendo la cosa saltem dubbiosa et suspetta per quel breve et havendosi molte authoritate, grandissimi theologi, et vevi et morti, in loro favore, super invaliditate dispensationis, non seria gran cosa satisfare, per le ragioni altre volte scripte, ad evitandum plura scandala che ne seguiranno se so (il Re) sua authorita procedera a questa cosa. Et post multa piu volte come da me li ho detto che io credo che quesi (sua Santita) avocarave la causa, et non li mancara di bona justitia, et questo ho fatto a leffetto che assi e scata (stata ?) questa via, se forsi se andasse in hanc sententiam, al (il) tempo poi, come piu volte ho scripto, parturira qualche cosa cerca il prometterli; et quanto per le nostre commune che portano li ultimi oratori se li scrisse, io non poteddi (potebbi) nega[re] loro di scrivere etiam un' altra mia, manu propria; et nondimeno si fara quello che le parra piu expediente.
A questi giorni la Mta. de la Reina spaccio uno per Spagna a procurare chel breve fussi mandato qui, et il messo per camino cadde et si ruppe una spalla in certa terra di Francia, onde bisogna hora provedere dun-altra persona et fare una altra expeditione.
Qua di Francia e ritornato quello electo, o nominato di Transilvania detto per nome Joannes Statilius oratore del Re Giovanni di Hungeria, et il giorno de la Epiphania essendo io a pranso con questo R. Cardinale, S.S.R. post prandium in mia presentia diede audientia, et la proposta sua fu in tre capi. Luno et principale fu che dimando sussidio al suo Re di dinari, dicendo chel Christianissimo gli haveva dato trenta milia scudi, et dava commissione all orator suo che S. Mta manda con costui, il quale e Mons. di Lange, benche anchora non sia giunto qui, di potere obligare et ritrovare altri septantemilia scudi per soccorro del detto Re. A questa parte il Rmo. gli rispose negative, scusando la impotentia del Re per la spesa che fa hora per la guerra, et replicando pure l'oratore disse che si pensaria et ne parlaria con sua Mta. et io stimo che quanto a questo sia per fare poco frutto. Ne la seconda parte de la sua proposta dimando consiglio circa il modo che il suo Re havea da tenere col Turco, il quale gli offeriva grosse sussidio et ajuto, ma che dubitava sirca tale che tutto poi sarebbe in arbitrio di esso Turco. A questo gli rispose che quando senza prejudicio di quel regno et de Christiani potessi fare qualche accordo col Turco, lo consigliava che pro tempore si accordasse et li desse tributo piu presto che accordarse con ce (Ferdinando), quia magnitudo domus Austrie erat bene consideranda et reprimenda. La terza parte fu cerca le cose di Germania, et de eligendo novo Rege Romanorum, alla qual cosa diceva che quelli principi di Germania descenderebbono per il timore che hanno di Cesare, et di potere procedere ad electionem pretendevano piu ragioni; una che in Francfordia promesse cha fra tre anni harebbono un concilio generale, et non Ihavea observato; lala (l'altra) che havea promesso di ritornare post triennium incontinenti in Germania et similmente non Ihavea osse[r]vato. II Cardinale gli rispose che era molto bene da advertire di non eleggere il duca Giovanni di Saxonia come heretico, &c., et che lui anco non intendeva molto quelle practiche, che vorrebbe essere piu risoluto del fondamento di questa cosa. Il detto oratore li replico che ogni volta che li Elettori et altri principi che inclinavano a questa cosa contra Cesare et ce (Ferdinando) connoscessino havere seco unite queste due majesta, credeva non seria difficil cosa ad elleg[e]re una persona Catholica et indurre il duca Giovanni a (fn. 10) contentarsi per interesse suo; et che si potrebbe eleggere, o il conte Lodovico Palatino Elettore, il quale, per certe concordate quando si elesse Maximiliano, pretende haverci certa ragione, et in Francfordia nela electione di Carlo ne protesto; overo si potria elegg[e]re il duca Guglielmo di Baviera, il quale e ricco et potente et contrario all ci et ce (Cesare et Ferdinando) et havea palam et publice prestato a suo Re cento milia ducati sopra certe gioie, et ne offeriva deli altri pur che havessino pegno sufficiente, et non si fece poi altra resolutione. Quelli di vu (Francia) in tutta questa expeditione si rimetteno a quanto si risolvera questo Re, et io credo che questi anchora manderanno una persona che vada con questo oratore et quello di vu (Francia) a intender meglio questi andamenti; poi deliberaranno. Tamen di quanto risolveranno et seguira daro adviso.
Questo Rmo. mha detto che le cose di Scotia sono accordate et prorogata la treuga, et che quel Re dimandava la figliuola di questo Ser. Re, a che non pareno molto disposto per essere q[ue]l Re, ut dicunt, molto male allevato. Io gli ho tocco una parola circa la cosa del duca d'Albania et trovo che non vi hanno per alcun modo il capo.
Questo Re et Cardinale persisteno in quella opinione che quesi (sua Santita) omnino sua authoritate et sub censuris debbia indicere inducias bienn[i]ales, et debbia venire al convento in Avignone, dove per certo si pigliera optima resolutione al tutto; e li pare che questa sia una grande occasione che hora si offrisce a se (sua Santita) di procurare la pace universale. [S]e si inclinara lanimo a questo convento con li debiti modi, potria pensare, se forsi questa materia matrimoniale, havendola avocata a se, si potessi rejicere ad illud tempus, che all'hora la risolveria et ci pigleria qualche bona conclusione.
E mi pare di non potere errare scrivendo quanto io intendo et mi van per la mente. Sua Sta. poi con la solita prudentia diterminara quello che piu le parra expediente.
A quanto V.S. me scrive del Balivo di Roano et de la dispositione di N.S. alla neutralita, dummodo, &c., tutto ho fatto intendere a questa Mta. et Rmo. li quali ne restano ben satisfatti et sperano che la restitutione di Ravenna et Cervia si debbia fare a ogni modo per quello che ultimamente hanno operato et scripto, come per lultime mie V.S. haran inteso. Et non havendo hora altro, alli Santimi piedi di N.S. et a V.S. di continuo humilmente mi raccomando quæ diu felicissima valeat. Londini, ix Januarii M. Dxxix.
E. D. V.
v'ri filius,
L. Car. Campegius.
Add.: Mag. et Ill. viro tanquam patri hon., Dom. Jacobo Salviato, &c. Rome.
A.D. 1529.
21 June.
CAMPEGGIO to SALVIATI.
Ra (Quando) io parti da quesi (sua Santita) fui resoluto da se sopra tre cose. La prima fu di procurare chal (ch'el ?) re si levassi da rena, et re (questo) fu il mio primo negotio, ne[l] quale feci ra (quanto) mi fu possibile. Et ra (quando) vederanno le ragioni che io considerai et addussi loro, forsi si maraviglieranno che io ardissi tanto. Tutto feci pero con ogni modestia. Excluso da re (questo) pensiero, come ne diedi adviso, me volsi alla seconda cosa, cioe, di persuadere la religione alla Reina; dove fui resoluto che non vi era speranza; et ultimamente, essendo sovenuta a me dopo che havemo comenciato a procedere, Iho tentata di nuovo, ponendole innanzi gli occhi ogni pericolo. Sed omnia incassum; et sta ro (piu) dura che mai. Mi restara (restava ?) solo la terza cosa, cioe di procedere per via di justitia; dove conoscendo il benefiti[o] chel te (tempo) poteva parturire, mi sono ingegnato per diverse vie che la cosa si differisca; il che mi para che la sorte mhabbia assai secundato, che fino all' ultimo de Maggio che si comincio, la cosa e differita, et parmi havere satisfatto aquello che quesi (sua Santita) desiderava. Io per me desideravo di continuare et scorrere innanza, ma la resolutione di costi che la cosa del breve come incidente spectava a cognoscersi a noi delegati, (fn. 11) la gelosia che per appositionem manus Pontificis non si entendessi avocadare, la instantia si faceva costi per li imperiali dela avocatione, li hanno fatto entrare conti (con il) maggior studio a volore (volere) con tutta la celerita possibile fare il processo et (fn. 12) haverne la [r]esolutione. Circa il che mi trovo (fn. 13) in tanti travag[l]i che se V.S. mi videssc in letto con le podagrc crudeli in 7 luoghi et con febbre, benche accidentale per li dolori, attorniato da xv doctori con due some de libri in volere di monstrarmi che tutto concludono sia juridico, et non si possa nec debbia fare altrimente, son certo chella mi haria compassione, convenendomi anchora farmi portare al luogo del juditio, Dio sa con che dispiacer mio et pericolo nel movimento, ascendere et descendere scale et entrare e uscire di nave. Prego Dio chio non habbia a restar per sempre in Anglia.
Evero che da ve (V.S.) per ro (piu) sue mi fu scripto, ra (quanto) ella sa, al che rispose essa vide per le mie no, et si e seguito ra (quanto) sin qui ella ha inteso. Re (et) per re (questo) fu mandato il Campano, il quale ultra alia, ra (quanto) a re (questo) proposito mi disse due cose; luna fu dela decretale, di che e segnito (seguito ?) ra (quanto) ve (V.S.) da lui hara inteso; laltra fu che circa la suspensione di non procedere al juditio sive sententia quesi (sua Santita) si contentava che io procedessi et si finisse, andando pero sempre intratenuto et mettendo te (tempo) in mezo, et che se la sententia veniva contra il Re, io galiardamente et intrepide la dessi; sela veniva per il Re, che io guardassi chella fussa ben justificata ru (et) justa; ne mi ricordo che lui mi dicessi altro in re (questa) materia, ne credo che lui dica altrimenti. Re (questo) ho voluto dire a ve (V.S.) perche Feltrense si (ci) scrive che quesi (sua Santita) gli dice avermi mandato a dire per il Campano che per niente io non dessi sententia, prima che fussi resoluta la pratica dela ru (pace), et che venendo il te (tempo) dela sententia io dicessi apertamente al Re che io non la potevo dare se non contra di lui, ronre (et in questo ?) modo sostenessi la cosa. Io per me no[n] mi ricordo chel Campano mi habbia detto tal parole, ma solo ra (quanto) ho detto di sopra. Supplico a quesi (sua Santita) ru (et) a ve (V.S.) che vogliano considerare se io posso per re (questa) via sostenere re (questo) peso. Ra (quando) io connoscero realmente chel re habbi torto, io sono per far la sententia contra di lui intrepide etiam eadem hora io fussi certo dover nesser morto, ru (et) non ne dubitate. Ma che se (sua Beatitudine) si persuada, come hatto (ha ditto) a Feltrense che non possa essere altrimenti, et che seria ruina, &c., in re (questo), con debita reverentia, mi pare che se (S.B.) forse si inganni, maxime facendosi qui il juditio. La causa sta in re (questi) termini: alli dicedetto, che fu il di dela citatione, comparse la Reina personalmente, interposuit appellationem in forma, recuso li judici, cum insertionibus causarum deduxit avocationem cause ad curiam, et sic litis pendentiam, protesto de nullitate omnium agendorum in ampla forma. Li demo termine ad primam, che e stato hoggi alli vinteno, ad audiendum voluntatem nostram super deductis ab ea; et cosi hoggi si e pronuntiato nos esse judices competentes, rejectis omnibus ab ea deductis. Lei ha interposto una amplissima appellatione et supplicationem ad Pontificem et recessit; ma prima ibi coram tribunali genuflexa, benche il Re due volte la sollevasse, dimando licentia al Re che per trattarsi del honore et conscientia sua ru (et) dela casa di Spagna, le volessi concedere libero adito di scrivere et mandar messi a [Cesare] (fn. 14) ru (et) a quesi (sua Santita), ru (et) sogle (se gli ?) la concessero, cosi credo, mandara con copia di tutto quello si e fatto, per che habbiamo deliberato che de omnibus ad ejus petitionem li sia dato copia. Re (questi) credo faranno ogni instantia per la avocatione. Il Cardinale mha detto che vogliono anchor loro expedire, ru (et) che io scrivaro supplichi a quesi (sua Santita) che non voglia avocare, al che non posso mancare, ma se attendera al scrivere ro (piu) privato, et seguira quello li parera. Concludendo a ra (quanto) ve (V.S.) scrive in cifra, dico che io intendo la mente di quesi (sua Santita) essere che non si venga al juditio, et che io vada sostenendo ra (quanto) si puo; ma ve (V.S.) consideri che ra (quanto) al procedere, costoro, accorti del suo errore passato, non e piu possibile intratenerli, senon ra (quanto) la natura de la cosa di necessita porta in se; re (et) se prima che venga qualche provisione, sera finito il processo, ve (V.S.) pensi come da me possa in tanto ardore sostenere di non dare la sententia, dico ra (quando) la sententia venissi per il Re. Se io dico che non voglio, o non posso, dar sententia, ve (V.S.) sa che in re (questi) dui casi la bolla provede che alter possit se ver (fn. 15) altra via, veda dove mi trovo et ra (quanto) peso e re (questo). Iddio mi ajuti, in quo confido.
Il Re per niente vorria che si concludessi la ru (pace) prima che re (questa) sua causa fussi expedita, re (et) mha detto, che spera anchora chela andera intratenendo; et cosi ogni loro actione mi pare tenda a re (questo), ru (et) il fundamento e che se prima si concludessi la ru (pace) re (et) poi seguisse re (questa) diss[o]lutione del matrimonio, al che son cosi, ardenti che non e d[a] sperare che desistanolo, ci potrebbe havere occasione dare contra di loro, di rompere la ru (pace) ro (et) havendo il fi (fn. 16) accordate le cose sue, et stando da parte, parrebbe loro di star male a combattere soli con lo ci (Imperatore); et non bene confidunt de Gallo, si per essere naturale la inimicitia di re (queste) due nationi sivi (fn. 17) per le pensioni et oblighi che ha il fi3 co re (questi) reruron uoro. (fn. 18) Et non havendo altro alli Sanctiss. piedi di N.S. humilmente mi raccomando, et cosi di continuo a V.S. que diu felix valeat. Londini, xxi Junii MDxxix.
Add.: Mag. et Ill. viro, &c. D. Jacobo Salviato, Romæ.

Footnotes

  • 1. The whole text of these two letters, except the passages in italics, is in cipher in the original.
  • 2. Sic: qu. piu che mai?
  • 3. Sic: qu. charezza?
  • 4. Storzato in the cipher.
  • 5. These words seem to be inaccurate and superfluous.
  • 6. For sua reverencia?
  • 7. alcro in cipher.
  • 8. porlera MS.: qu. portara?
  • 9. grandezzo in cipher.
  • 10. o in cipher.
  • 11. demegati in the cipher.
  • 12. processo et—"proceccor" in cipher.
  • 13. mi trovo—"tirovo" in cipher.
  • 14. Omitted in the cipher.
  • 15. se verterc ?
  • 16. Re Francese.
  • 17. sive ?
  • 18. Probably syllables of no meaning, inserted purposely to mislead.